domenica 18 marzo 2012

CHI è PERESS secondo PARR

Sfogliando un alto e pesante volume della Magnum, mi ha colpito la recensione che il celebre fotografo Martin Parr ha dato del suo collega Gilles Peress (Francia, 1946). Entrambi fotografi professionisti, profondi conoscitori della pellicola e della luce, Parr è il fotogiornalista delle tendenze grottesche della cultura dominante e delle mode della società; Peress è invece fotogiornalista di guerra, che fin dagli anni dell'università si è interessato alle tematiche più drammatiche del mondo intorno a lui.
Foto di Gilles Peress - Quando nel 1979 i fondamentalisti islamici occupano l'ambasciata americana di Teheran e prendono in ostaggio cinquantadue persone, Peress parte per l'Iran. Trascorre cinque settimane nel cuore della rivoluzione . Il suo celeberrimo libro, Telex Iran: In the name of Revolution, descrive la fragile relazione che si instaura tra la cultura americana e quella iraniana durante la crisi degli ostaggi.


Ecco il commento di Martin Parr alle sue fotografie:

<< Gilles Peress ha dato due contributi essenziali alla breve e turbolenta storia della rappresentazione dei conflitti. In primo luogo, ha cercato di capire a quali problemi va incontro un fotografo che è testimone degli eventi  che racconta. Questo è avvenuto nel libro Telex Iran, pubblicato nel 1984. Il termine "telex" fa riferimento al mezzo di cui Peress si servì per comunicare con gli uffici parigini di Magnum, quando seguì, per cinque intense settimane, la crisi degli ostaggi in Iran. I problemi legati al fatto di essere un testimone, la scelta di accettare o meno gli incarichi così come vengono o di trovare le didascalie giuste, sono ugualmente oggetto del testo che si fa strada tra una foto e l'altra. Apparentemente non sembra una presa di posizione molto radicale ma non bisogna dimenticare che il fotogiornalista dovrebbe essere colui che racconta la verità. Confessando il carattere soggettivo del suo lavoro, Peress pone l'accento su un problema importante. 
Il secondo contributo di Peress deriva dal modo in cui inquadra i suoi soggetti. Abbiamo sempre la sensazione di trovarci di fronte ad un frammento, con persone e cose che appaiono in parte all'interno e in parte fuori dall'immagine. Si ha la sensazione che ciò che vediamo non sia che una piccola parte di una scena più grande e più caotica. Dal momento che Peress ha lavorato spesso su fronti di guerra, questo è probabilmente vero nella maggior parte dei casi. Tuttavia, pochi fotografi sono stati capaci di evocare una sensazione di energia e confusione con la sua stessa eloquenza. Il suo linguaggio visivo trae origini anche da ragioni politiche. Peress ha cercato di allontanarsi dallo stile tradizionale, comune a molti fotoreporter, che tende a smorzare, con la simmetria e la nitidezza dell'inquadratura, persino la disperazione più forte. 
Pur raffigurando situazioni estremamente confuse, queste immagini possiedono un grande fascino. A di là dell'estrema ricercatezza formale, le fotografie di Peress comunicano forti emozioni, come dimostrano le mani disperate degli uomini ripresi sul pullman croato, la determinazione dei bambini che corrono per strada a Belfast o le donne velate con i fucili a Teheran [vedere le immagini sotto].
Provate a mettervi seduti e a decifrare queste complicate, entusiasmanti fotografie. Io non sono mai stato in un paese in guerra e, onestamente, spero di non dover mai fare quest'esperienza. Eppure ho l'impressione che le fotografie di Gilles Peress mi abbiamo fatto capire cosa significhi>>. 
Fotilles Peress - Ebrei lasciano Sarajevo, Bosnia, 1993

Il quartiere di Ballymurphy la mattina della morte di Bobby Sands, Belfast, Irlanda del Nord, 1984

Foto di Gilles Peress



Foto di Gilles Peress - Teheran, 1979




Foto di Gilles Peress 






Foto di Gilles Peress 


Foto di Gilles Peress 


Foto di Gilles Peress 


Foto di Gilles Peress 

Foto di Gilles Peress - Teheran, 1979

Foto di Gilles Peress 




Foto di Gilles Peress 


Foto di Gilles Peress - Quando nel 1979 i fondamentalisti islamici occupano l'ambasciata americana di Teheran e prendono in ostaggio cinquantadue persone, Peress parte per l'Iran. Trascorre cinque settimane nel cuore della rivoluzione . Il suo celeberrimo libro, Telex Iran: In the name of Revolution, descrive la fragile relazione che si instaura tra la cultura americana e quella iraniana durante la crisi degli ostaggi.


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