lunedì 29 agosto 2011

Dolfins

foto di Max Cardelli


foto di Max Cardelli
Dopo aver scritto il post su Elena Kalis ed aver osservato a lungo le sue fotografie subacquee, nella mia mente sono tornate a galla altre immagini scattate nei riflessi dell'acqua di una piscina, dal fotografo Max Cardelli per Donna di Repubblica, per un servizio di moda su costumi da bagno griffati. 

Ho visitato il sito di Max Cardelli alcuni mesi fa, quando uscì questo servizio 'estivo' su D, e ne rimasi davvero abbagliata. Nel suo sito ci sono gallerie splendide, di livello altissimo.
Links: sitoportraits models, video, video intervista. Voi che ne pensate?

foto di Max Cardelli

foto di Max Cardelli

domenica 28 agosto 2011

Punctum et Studium


Roland Barthes
Alla fine della sua vita, pochi mesi prima della morte, Roland Barthes (1915-1980) ha scritto una lunga 'nota' sulla fotografia, in realtà un testo ricco di riflessioni, considerazioni e digressioni sul significato dell'immagine fotografica.
 La camera chiara, a detta dei lettori e studiosi di Barthes, risulta essere il testo più penetrante della sua carriera di critico letterario, linguista  e semiologo.
Vorrei riportare qui alcuni degli stralci del testo che ho trovato più interessanti. Alcuni hanno un approccio umano rispetto all'immagine fotografica (mi stupisce, mi fa sognare, mi attrae), altri invece un approccio più scientifico (perchè e come una fotografia mi attrae). 


foto di Richard Avedon
      Il libro si apre così: 
"Un giorno, molto tempo fa , mi capitò sottomano una fotografia dell'ultimo fratello di Napoleone, Girolamo (1852). In quel momento, con uno stupore che da allora non ho mai potuto ridurre, mi dissi: 'Sto vedendo gli occhi che hanno visto l'imperatore'. A volte mi capitava di parlare di quello stupore, ma siccome nessuno sembrava condividerlo e neppure comprenderlo (la vita è fatta di piccole solitudini), lo dimenticai".

"Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo solo una volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai ripetersi esistenzialmente".

Scorrendo le pagine, Barthes ci propone una distinzione per spiegare il legame che intercorre tra la fotografia e la morte:
foto di Alex Majoli
"Osservai che la fotografia può essere l'oggetto di tre pratiche (o tre emozioni, o tre intenzioni): fare, subire, guardare. L'Operator è il fotografo. Lo Spectator siamo tutti noi che compulsiamo nei giornali, nei libri, negli album, negli archivi, nelle collezioni di fotografie. E colui o ciò che è fotografato, è il bersaglio, il referente [...] che io chiamerei volentieri lo Spectrum della Fotografia, dato che attraverso la sua radice questa parola mantiene un rapporto con lo 'spettacolo' aggiungendovi  quella cosa vagamente spaventosa che c'è in ogni fotografia: il ritorno del morto".

In questa nota sulla fotografia Barthes conia una nuova distinzione tra i due elementi che emergono quando si osserva un'immagine. Il primo: 
"Io non riuscivo a trovare, in francese, una parola che semplicemente esprimesse quella specie di interesse umano, ma in latino, credo, questa parola esiste: è studium, che non significa, per lo meno come prima accezione, 'lo studio', bensì l'applicazione a una cosa, il gusto per qualcuno, una sorta di interessamento, sollecito, certo, ma senza particolare intensità. E' attraverso lo studium che io mi interesso a molte fotografie, sia che le percepisca come testimonianze politiche, sia che le gusti come buoni quadri storici [...]. Lo studium è il vastissimo campo del desiderio noncurante, dell'interesse diverso, del gusto incoerente: mi piace, non mi piace."
"[...] Il secondo elemento viene a infrangere (o a scandire) lo studium. Questa volta, non sono io che vado in cerca di lui, [...] ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge. Il punctum di una fotografia è quella fatalità che, in essa, mi punge." 

Vorrei aggiungere che, secondo le considerazioni successive di Barthes a proposito del punctum, esso è inevitabilemnte un qualcosa di soggettivo, che quindi varia da persona a persona, da osservatore a osservatore di un'immagine. Infatti Barthes si serve di alcuni esempi di fotografie per spiegare che, ciò che lo colpisce, che lo "graffia" di questa o quella foto è il colletto della camicia della domestica perchè è identico a quello indossato da sua nonna cinquant'anni prima o quella strada sterrata slava perchè gli ricorda un viaggio che fece in gioventù nell'Est europeo.

foto di William Klein (1954)
Attraverso questa fotografia di William Klein appare evidente quanto la presenza del punctum in un'immagine sia soggettiva: "William Klein ha fotografato i monelli d'un quartiere italiano di New York (1954); è commovente, divertente ma ciò che io vedo, con ostinazione, sono i brutti denti del ragazzino". Secondo la mia sensibilità invece, il punctum di questa fotografia è lo sguardo giocoso del bambino e l'atmosfera ilare degli altri due nonostante abbia una pistola alla tempia. Infatti, come Barthes afferma più avanti, "ciò che io posso definire, non può realmente pungermi. L'impossibilità di definire è un buon sintomo di turbamento".

foto di Bettina Rheims
E poi suggerisce un modo per individuare, se c'è, il punctum di una fotografia: 
"La fotografia dev'essere silenziosa [...]. La soggettività assoluta si raggiunge solo in uno stato, in uno sforzo di silenzio (chiudere gli occhi è far parlare l'immagine nel silenzio). La foto mi colpisce se io la tolgo dal suo solito bla-bla: tecnica, realtà, reportage, arte ecc.: non dire niente, chiudere gli occhi, lasciare che il particolare (il punctum) risalga da solo nella coscienza affettiva.

 
foto di Bettina Rheims
La fotografia erotica, per Barthes, costituisce un campo a sé, distaccato dagli altri. Egli scrive:
"La foto erotica, non fa del sesso un oggetto centrale, essa può benissimo non farlo vedere; essa trascina lo spettatore fuori dalla sua cornice ed è appunto per questo che io animo la foto e che essa a sua volta mi anima. Il punctum è quindi una specie di fuori-campo, come se l'immagine proiettasse il desiderio al di là di ciò che essa dà a vedere".
foto di Bettina Rheims




mercoledì 24 agosto 2011

Underwater


Elena Kalis è una degli artisti che esporranno quest'anno alla Biennale di Venezia. Ho scoperto le sue fotografie sfogliando una rivista di arte (INSIDEART) mentre aspettavo da tempo immemore un autobus nel caldo afoso di Roma. E' bastato girare pagina che i miei occhi sono stati letteralmente rapiti dalle sue fotografie, dalla freschezza che trasmettevano. Infatti il 95per cento del lavoro dell'artista è ambientato sott'acqua.

Prima di scrivere questo post ho provato a documentarmi sulla vita  Elena Kalis avventurandomi nella foresta intricata del web ma niente. Microbiografie della Kalis scritte in italiano sono traduzioni alla lettera di stralci presenti su blog inglesi, un copia-incolla recidivo e povero di informazioni sull'artista. Tutto quello che sono riuscita a trovare su di lei (forse voi sarete più bravi...se voleste aiutarmi ne sarei felice) è che è nata a Mosca ed ha vissuto per 10 anni in una piccola isola delle Bahamas, a largo di Cuba, con il marito e i suoi figli.

La Kalis ha ricevuto un'educazione artistica ma il suo interesse per la fotografia è sbocciato solo da qualche anno. Uno dei suoi lavori più celebri è la sua rielaborazione di Alice nel Paese delle Meraviglie che lei ha trasformato in Alice in Waterland. In tutti i suoi progetti di fotografia sott'acqua prendono parte, come soggetti, amici e familiari della fotografa e soprattutto le sue figlie che la Kalis sembra aver eletto come le perfette modelle. Tutti i suoi scatti evocano un mondo fiabesco e onirico, ludico e naturale. 

Puoi seguire Elena Kalis su facebooksito webblog 




sabato 20 agosto 2011

Good for one fare (valido per una sola corsa)

Al centro Jill Abramson, a destra Bill Keller. Foto del New York Times
La nuova direttrice del New York Times sarà una donna e da settembre 2011 sostituirà l'attuale direttore Bill Keller, una vera e propria istituzione per il giornalismo mondiale (e per l'autrice). Si chiama Jill Abramson e sarà la prima direttrice donna nella storia del giornale. 

Il token, gettone per la metropolitana di NYC
Una curiosità: originaria di New York, dopo aver vissuto alcuni anni a Washington per motovi di lavoro, ritorna nella sua città e, per commemorarla, decide di tatuarsi sulla spalla destra il token, il gettone della
metropolitana di NYC. 
A riguardo Jill Abramson ha dichiarato: "Ho scelto questo tatuaggio per la frase scritta sul gettone, 'Good for one fare' (valido per una sola corsa), questa è la mia filosofia. La frase è la perfetta combinazione di una grande filosofia e della città che amo in cui sono nata".

Art is?

Sull'Internazionale del 22-28 luglio un articolo di Andrea Camilleri accompagna il portfolio fotografico di Giorgio Palmera. Ciò che mi ha colpito però, più che le immagini riportate e il sicuramente riuscito tentativo di elogiarle, è stata la definizione che Camilleri dà dell'Arte, proprio nell'apertura del suo pezzo. Semplice ed esaustiva come solo un grande autore sa fare:

Foto di Fabrizio Ferri
"Cos'è l'arte e cosa spinge un artista a creare? Nella sua accezione più elementare si può dire che l'arte è un mezzo di espressione e di comunicazione connaturato all'essere umano. Già l'uomo primitivo disegnava, scolpendole sulla roccia, figure di bufali per indicare che nelle vicinanze si trovavano mandrie da cacciare. la cosa interessante è che disegnava in forma stilizzata , realizzando una figura che non fosse solo un 'affare con quattro piedi' bensì una forma riconoscibile, 'il bufalo', distinguibile da un cavallo o da un altro quadrupede. In quella forma c'era già il principio di un concetto artistico, la stilizzazione, una stilizzazione operata senza che si perdesse però il contatto con la realtà. Già questa era una primitiva forma d'arte. L'artista cerca da sempre di oggettivare una sua esperienza, una sua urgenza di comunicare. 
[...]
L'arte è forse qualcosa che non sappiamo definire ma che risulta innegabilmente empatica e meravigliosa.
[...]
Per un artista è molto importante nutrirsi dell'interscambio, della conoscenza di quello che fanno gli artisti e le persone nelle altre parti del mondo [...] L'artista è come un albero che, se non riceve continuamente linfa vitale da tutte le parti, finisce col rinsecchirsi, morire o mettere poche foglie stente. L'artista necessita sempre della conoscenza del lavoro degli altri".

Chiarimenti



Foto di Martin Shoeller
La fotografia, il fascino ammaliante di alcune immagini e l'interesse che destano si può dire siano i fili di collegamento di questo blog. Una fotografia può accompagnare un ritratto, una ricetta, un articolo di attualità e, se scelta con cura, è proprio lei che ci spinge a interessarci alle parole scritte accanto, all'articolo, è lei a catturare la nostra attenzione.
In questo blog si farà ampio uso di immagini, anzi, l'immagine fotografica sarà la protagonista e sarà declinata per ognuna delle sezioni di cui il blog si compone.
La versatilità della fotografia (e anche l'attuale praticità dell'attività di fotografo) fa sì che questa possa accompagnare e documentare ogni altro interesse e attività della nostra vita e possa essere quindi una vera passione a tutto tondo.
Foto di Paolo Gioli (Arte)
Still life - food 


Foto di Martin Shoeller (Ritratto)