giovedì 2 febbraio 2012

WHO IS Arianna Rinaldo - Freelance Photo Editor and Curator

Arianna Rinaldo
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Ha cambiato paese, continente, città e lavoro, <<senza mai fossilizzarmi in una posizione>>, ed è vero. Un’unica bussola, la fotografia. Arianna Rinaldo ci racconta il suo variegato (ma coerente) percorso professionale, passando dalla Magnum di New York alla redazione di D di Repubblica, fino a Barcellona, alla direzione del trimestrale OjodePez dedicato alla fotografia documentaristica. <<Il mio lavoro? Una sfida e un privilegio allo stesso tempo>>.  




Foto di William Eggleston
Quanti anni hai? Barra una casella: da 25 a 30, da 30 a 35, da 35 a 40, da 40 a 45.
40 e ½.
Ci racconti brevemente la tua esperienza come Archive Director presso Magnum Photos a New York? 
Foto di Zed Nelson
Dopo uno stage di 3 mesi alla Magnum, mi richiamarono per affiancare la Direttrice dell'Archivio. Dopo pochi mesi, presi il suo posto (lei diventò Bureau Chief). Il mio compito era (in epoca ancora analogica, agli albori del mondo variegato di internet) mantenere ordinato e fluido, efficace e efficiente l'archivio fotografico della prima agenzia fotogiornalistica. Il sistema, super organizzato e testato da anni, era garantito da un folto gruppo di stagisti, gran lavoratori! Uno dei miei stagisti di allora, più di dieci anni fa, è ora il Direttore dell'Archivio. 

In Italia il ruolo di photoeditor è ancora poco conosciuto rispetto al resto d'Europa e rispetto agli USA. Quando hai capito che sarebbe stato il tuo obiettivo professionale?
Foto di Mitch Epstein
Per fortuna è un ruolo che ormai esiste quasi in tutte le testate, anche se non sempre è rispettato. Il mio approccio con il photo-editing vero e proprio è iniziato dopo l'esperienza alla Magnum. Quando mi chiamarono alla rivista COLORS, il mio ruolo era quello di scovare e assegnare fotografi internazionali: una sfida e un privilegio allo stesso tempo. 


Dal tuo curriculum su linkedin il tuo percorso professionale sembra molto coerente. E' così? Quanto è contato per te il caso e quanto i progetti a tavolino?
Foto di Mitch Epstein
Oddio, in realtà io nasco come sinologa, e sono arrivata alla fotografia per passione, ma non con una formazione scolastica specifica. Diciamo che mi sono formata sul campo. Il percorso non è stato casuale, ma sicuramente è stato perseguito con costanza e perseveranza, spesso cambiando paese, continente, città e lavoro. Senza mai fermarmi o fossilizzarmi in una posizione. 

Raccontaci: un'occasione che rimpiangi di aver perso e una che sai di aver colto con tempismo.
Non ho rimpianti. Ma ho sempre preso delle decisioni con lentezza, con meditazione. Mai a bruciapelo.

Foto di Giovanni Troilo
Una particolarità molto apprezzabile di OjodePez è il cambio del photoeditor e del tema ad ogni numero. Come è nata quest'idea? La scelta del photoeditor è tua? Come avviene? 
L'idea originale di OjodePez viene dal fondatore della rivista: Frank Kalero. Io vorrei mantenerla perché è proprio ciò che rende la rivista particolare. Sì, sono io da 3 anni che come direttore scelgo l'ospite! Cerco sempre di variare tipologia di photo editor e location geografica.

Sei alla guida di una rivista di grande tendenza. Hai una prossima tappa da raggiungere o ti consideri "arrivata"?
Non sei aggiornata sui miei prossimi passi ...

Foto di Giovanni Troilo
Foto di Joel Tettamanti
OjodePez è una pubblicazione trimestrale. E' un lavoro a tempo pieno o ti lascia spazio per dedicarti ad altri progetti professionali? Ti dà da vivere? 
Fino a fine Dicembre (e da 4 anni) sono stata photo editor di D, il supplemento di Repubblica. OjodePez è sempre stato un lavoro extra (notturno e dei fine settimana). Per anni è stato a titolo gratuito, pura passione. Ora godo di una piccola entrata anche da OjodePez. Da solo non mi dà da vivere, no. 

Fotografi mai?
Certo.

Esiste una rosa dei tuoi fotografi preferiti?
Cambia in continuazione. In questo momento adoro: Eggleston, Mitch Epstein, Christian Lutz, Zed Nelson, Giovanni Troilo e Joel Tettamanti.

Se non fossi stata photoeditor, in quale altra professione ti sentiresti riconosciuta?
Insegnante di Yoga (lo sono).

C'è qualcosa che odi del tuo lavoro?
Foto di Joel Tettamanti
No. A volte strozzerei i fotografi. A volte vorrei che non coinvolgesse ogni minuto della mia vita. 

Con chi ti piacerebbe lavorare con cui non hai ancora lavorato?
C'ho pensato per ore. Lista troppo lunga. 

Se io ti regalassi un biglietto d'aereo per qualsiasi destinazione e due settimane di ferie, dove andresti subito? (e perchè?)
Polinesia. Silenzio e sconnessione. Oppure Australia: libertà. Però per un mese minimo.

Un libro che non può mancare sugli scaffali di un photoeditor.
Oggi: Alec Soth "From here to there". 
Domani?

Non si può fotografare qualcosa che non esiste. Oppure si può? Quale delle due visioni preferisci?
Yes we can.

Il tuo bar preferito di Barcellona. Il tuo bar preferito di Venezia. Il tuo bar preferito di Milano.
Quel chiringuito là. Bar Rosso in campo Santa Margherita. Santeria.
Foto di Jan Càga, vincitore del premio PHE OjodePez 2011


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