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Foto di Joel Meyerowitz |
Non sono in molti in Italia a dar vita ad incontri dedicati al mondo della fotografia. A Roma, le dita di una mano sono più che sufficienti per contare le poche associazioni culturali, i collettivi e le istituzioni museali che danno un significativo contributo alla promozione e alla divulgazione della cultura fotografica e di ciò si muove intorno ad essa. Non ho perso tempo infatti quando ho letto che Officine Fotografiche avrebbe organizzato 5 giorni di tavole rotonde, corsi e workshop sulla fotografia, di cui solo due completamente gratuiti. Proprio ieri si è svolto un dibattito sulla fotografia nell'era della crisi. Ciò che è emerso immediatamente, anche se non è stato affermato in modo chiaro, è che la fotografia e soprattutto il mestiere di fotografo sono in crisi di per se stessi e lo sarebbero, anche in un periodo florido per l'economia. Ma andiamo con ordine. Ha moderato il dibattito Angelo Cucchetto, dal fortissimo accento milanese, detentore di diversi blog tra cui photographers.it. Alcuni ospiti erano stati invitati a intervenire: Roberto Tomesani, Coordinatore Generale dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti - TAU Visual, di cui è anche il fondatore (vi invito, miei cari lettori, a visitare il suo sito web e a guardare i suoi video 'didattici' su youtube, per elaborare un vostro giudizio sulla qualità di entrambi, giacchè l'Associazione di cui è a capo si pone come rappresentativa della categoria dei fotografi). Fortunatamente tra gli ospiti vi erano anche Mariateresa Cerretelli, direttice del Gruppo Redattori Iconografici Nazionale GRIN (ovvero dei photoeditor italiani) e photoeditor di Class; Pietro Vertamy e Alessandro Toscano, direttori dell'agenzia fotografica OnOff Picture* specializzata in fotogiornalismo e reportage.
Foto di Richard Avedon |
Tomesani ha aperto la discussione senza affermare niente di nuovo, lanciando sulla platea pillole di immotivato ottimismo e consigli liberamente ispirati a libri di autoaiuto nell'imprenditoria (vedi Personal Branding oppure Scopri il leader che c'è in te). "Non è più tempo di specializzarsi in un unico settore fotografico, bisogna imparare a realizzare diversi tipi di fotografia ma continuare ad essere percipiti dai clienti come fotografi altamente specializzati in un determinato campo". Tomesani ha addirittura affermato che bisognerebbe costruirsi fino a 3 o 4 siti web, per esempio, uno come fotografo di interni d'albergo, uno come fotografo di matrimoni, uno per gli still life e così all'infinito. Il direttore di Tau Visual ha costruito queste tesi illuminanti basandosi sulle numerose statistiche che l'Associazione ha raccolto. Ha inoltre affermato: "Oggi riuscire a scattare fotografie emozionanti e tecnicamente buone è un'arte diffusa come saper usare il pacchetto Office. Come può fare un fotografo a distinguersi rispetto agli altri? Con la sovrapposizione di competenze, ovvero attraverso una combinazione sinergica di diverse abilità. Dunque la fotografia non deve essere l'unico amore della vostra vita".
Foto di Joel Meyerowitz |
Mariateresa Cerretelli, come photoeditor, ha condiviso con il pubblico un punto di vista differente. "La copertina è rimasta l'unica produzione (fotografica) di un magazine mentre tutte le fotografie che appaiono nelle altre pagine della rivista provengono dai grandi archivi e dai database come quello di Getty Images o Corbis invece di essere commissionate ad un fotografo, come avveniva fino a dieci anni fa". Rispondendo ad una domanda del moderatore ha spiegato che riceve moltissime candidature di fotografi e che tende a prediligere chi usa un approccio diretto (telefono e non mail) e chi si mostra preparato sullo stile e sugli argomenti trattati dal magazine. Secondo Mariateresa costituisce un plusvalore per un fotografo il fatto di proporre ad un photoeditor un progetto nato attraverso una collaborazione spontanea con un giornalista. In questo modo il fotografo vende un pacchetto costituito da un'idea nuova, una parte scritta e un servizio fotografico. Infine ha ricordato che ciò che interessa più di ogni altra cosa ad un photoeditor è il cosiddetto portfolio dei progetti e non il portfolio commerciale, perchè nel primo è visibile lo stile del fotografo ad un livello più puro, grezzo e originale.
Foto di Richard Avedon |
Si può dire infatti che si sia completamente stravolto il significato del 'lavoro su committenza'. Il giornale raramente commissiona ad un fotografo un servizio su un determinato argomento, piuttosto è il giornale ad acquistare dal fotografo un'idea originale partorita da quest'ultimo, che poi dovrà portare avanti per il giornale.
I due giovani direttori dell'Agenzia OnOff Picture, Pietro Vertamy e Alessandro Toscano, hanno confermato questa tendenza sempre più marcata. "E' il fotografo a proporre temi e possibili sviluppi alle redazioni, a interrogarsi su quali argomenti interessino quali magazine, perchè una storia è adatta solo ad alcune riviste, sia in Italia sia all'estero. Non è difficile individuare cosa è adatto a chi, è importante sfogliare, guardare e osservare molti magazine. In questo periodo di crisi e pessimismo lavorano molto i fotografi che riescono a dare un taglio ironico ai loro scatti". Il ragazzi di OnOff hanno raccontato di come sia possibile dar vita ad un collettivo fotografico ("Sono fondamentali affinità elettive e caratteriali, come i ragazzi di TerraProject che erano compagni di scuola") e di come l'abbiano poi trasformato in una vera e propria agenzia, ponendosi come mediatori tra i fotografi e le redazioni dei giornali.
Foto di Joel Meyerowitz |
I rappresentanti del collettivo hanno voluto porre l'attenzione anche su altri aspetti: la figura del fotografo oggi vive una fase di crisi anche per alcune carenze che spesso porta con sè. Il fotogiornalista era e dovrebbe continuare ad essere prima di tutto un giornalista: aggiornato sull'attualità, in grado di seguire nel tempo un argomento e di sviscerarne i dettagli e gli sviluppi, deve saper scrivere e parlare con una certa abilità per saper presentare il suo lavoro e in generale per riuscire a comunicare efficacemente con il cliente. "Non bisogna mai dimenticare che fotografare è prima di tutto un mezzo per poter dire qualcosa" ha detto Alessandro Toscano, "quando una fotografia non ha niente da dire si vede, subito".
*Il collettivo OnOff Picture, con il progetto Migrant Workers Journey, sviluppato insieme a Prospekt Photographers sarà in mostra da oggi alla Galleria San Fedele di Milano.
Ti ringrazio molto per quello che hai scritto sull'incontro di Roma. Vorrei precisare però che è vero che la copertina rimane l'assegnato più
RispondiEliminaimportante ma anche se più contenuta, la produzione e gli assignments all'interno dei giornali continuano , quando naturalmente la foliazione e
il borderò lo permettono. E' importante che tu lo introduca nel tuo pezzo
A presto
Mariateresa Cerretelli