L'Internazionale di qualche tempo fa ha pubblicato una notizia del Guardian che ha attirato la mia attenzione. Una dichiarazione virgolettata di Charles Saatchi [conosciuto in tutto il mondo come sfrenato collezionista d'arte, possessore di una celeberrima galleria a Londra e sostenitore del movimento dei Young British Artists, ma anche come proprietario di una delle maggiori agenzie pubblicitarie al mondo]. "Essere un compratore d'arte oggi è completamente e indiscutibilmente volgare. E' lo sport preferito dagli oligarchi trendy e mercanti d'arte con altissimo livello di autostima e compiacimento. Erano tutti lì che galleggiavano nei rispettivi super yacht a Venezia in occasione dell'ultima spettacolare biennale. A giugno Venezia, poi si prosegue a Saint-Tropez e a Natale tutti a St.Barts saltando da un party all'altro. Le credenziali artistiche crescono di pari passo con la cultura, l'eleganza, la ricchezza".
"Non credo che a molti interessi veramente l'arte. Il loro unico piacere è rilevare lo sgomento degli amici quando misurano a peso d'oro l'ultimo gingillo acquistato. Il successo di mercanti e consulenti dipende dalla gratitudine dei ricchi clienti che, circondati da capolavori tremendamente alla moda, sembrano un po' più raffinati ed eleganti. Sono certo, e non dovrei dirlo, che pochi sappiano distinguere un buon artista da uno mediocre, prima che l'artista sia stato convalidato da altri. I curatori professionisti non hanno occhi per l'arte e preferiscono esporre video, incomprensibili installazioni post-concettuali e pannelli foto-testuali. I critici si limitano ad allestire le mostre che gli editori gli chiedono di allestire. I mercanti non hanno idea di quello che succede nelle altre gallerie. Il pubblico accorre per conversare, non per guardare. Spesso mi chiedono se concepisco l'arte senza pensare a un investimento. In verità tutto quello che guadagno lo spendo per comprare altre opere". Charles Saatchi
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