Da inconcludente cronico a free lance camaleontico. Stefano Pedretti passando prima per l'architettura, per la grafica e l'art direction
approda alla fotografia con un bagaglio di esperienza visiva
invidiabile. Oggi scatta le pubblicità dei maggiori brand italiani.
Adora sporcarsi le mani, i lavori a "più teste" e a quattro mani. <<Non
riesco a lavorare senza avere la passione per quello che faccio>>.
Foto diStefano Pedretti |
Foto di Stefano Pedretti |
Tra
la seconda e la terza media, da ragazzino, ma il costo dello sviluppo
dei rullini era così alto che mi fece passare la voglia e abbandonai per
qualche anno. Ho ripreso a fotografare quando hanno inventato le
compatte. Sono così comode, potevi portarle in tasca. A volte penso che
sia un paradosso che io sia diventato un fotografo perchè non ho quel
tipo di background che accomuna i 'veri' fotografi e non ho mai passato molte ore in una camera oscura.
Foto di Stefano Pedretti |
Sono iscritto alla facoltà Architettura dal 1994, quest'anno, per rendere ancora più movimentata la mia vita, ho deciso di laurearmi e per farlo devo 'solo' dedicarmi alla tesi. Ufficialmente ho lasciato l'università nel 1999, quando mi mancavano una decina di esami alla laurea. Ho continuato a dare qualche esame mentre lavoravo, fino ad oggi. Architettura è un corso di studi davvero interessante, peccato che sia contestualizzato nella pessima organizzazione de La Sapienza (vedi i dati a fondo pagina). In ogni caso durante gli anni dell'università ho conosciuto persone straordinarie, una classe di trenta studenti che passavano intere giornate insieme (la facoltà di Architettura prevede l'obbligo di frequenza) e che ora sono tutti architetti. E' stato con loro che il mio percorso professionale e di vita ha visto una prima deviazione: con un collega e amico dell'università ho iniziato a cimentarmi nella grafica e nell'art direction.
Ma l' art direction è uno sbocco professionale che un architetto può tenere in considerazione o è una branca troppo distante?
Bhè,
è decisamente qualcosa di molto diverso. Io mi sono dato alla direzione
artistica perchè come per un bambino che trova un giocattolo nuovo, la
mia attenzione è stata catturata da questa 'nuova' disciplina. Ho
scoperto la grafica, la comunicazione, ho iniziato a studiarle come
autodidatta fino ad aprire uno studio con il mio amico dove svolgevamo
lavori per privati e committenze medio-piccole. Dopo un anno come free lance sono stato assunto da Saatchi & Saatchi.
Foto di Stefano Pedretti (Stefano Pedretti è quello a destra) |
Come un'altra
università. Ho imparato come si lavora all'interno di una grande
agenzia. L'esperienza è stata molto bella soprattutto perchè il team con
cui lavoravo era fantastico.
Cosa ti piaceva del lavoro da art director in agenzia?
Mi
piaceva sporcarmi le mani, giocare, gestire il processo creativo.
Detestavo ricoprire ruoli manageriali perchè tutto questo non faceva più
parte delle mie mansioni.
Foto di Stefano Pedretti |
Da art director a fotografo. Come è successo?
Foto di Stefano Pedretti |
Come ti vedi oggi?
Piuttosto bene, è nei periodi di crisi
che l'ingegno delle persone dà il suoi migliori frutti e in cui si
fondono discipline diverse per dare risultati nuovi. Non avrei mai
potuto reggere psicologicamente questa recessione economica lavorando
all'interno di un'agenzia. Come libero professionista, avendo diversi
clienti e diverse collaborazioni, si respira di più.
Stefano Pedretti - sito web - linked in - facebook
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Foto di Stefano Pedretti |
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